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Dove sta andando la lotta per combattere l’Alzheimer?

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Dopo il fallimento di un altro farmaco per l’Alzheimer, gli scienziati si interrogano sulle strade percorse per cercare di capire cosa non vada

I farmaci sperimentali non stanno riuscendo a fermare l’ Alzheimer dal distruggere la memoria umana, per questo gli esperti hanno iniziato a chiedersi se la ricerca su questa devastante malattia del cervello non abbia finora marciato nella direzione sbagliata.

Si sono verificati errori negli studi clinici di questi farmaci, causando il fallimento di terapie potenzialmente promettenti? O c’è stato un fondamentale fraintendimento della natura complessa della malattia?

Fino ad ora, la ricerca si è concentrata principalmente sul trattamento o la prevenzione del morbo di Alzheimer attaccando i gruppi di proteine beta amiloide che si formano nel cervello dei pazienti, bloccando i segnali inviati tra le sinapsi cerebrali – le placche amiloidi, infatti, sono uno dei segni distintivi della malattia. Per lungo tempo, quindi, l’idea è stata quella di agire su queste placche per trattare il disturbo ma, come fanno sapere dall’Alzheimer’s Association: non ha funzionato.

L’ultimo farmaco su cui si era puntato, il Solanezumab (della Eli Lilly), è un farmaco che si lega con la beta-amiloide e che aveva lo scopo di aiutare il corpo a eliminare la proteina dal cervello prima che potesse formare placche dannose, ma il farmaco non è riuscito a rallentare in modo significativo il declino della capacità di pensiero e di ragionamento, come hanno raccontato i ricercatori della Columbia University sul «New England Journal of Medicine».

Questi risultati sono arrivati sulla scia di altri farmaci che sono stati ritenuti non idonei alla lotta contro la malattia e quindi i ricercatori hanno iniziato a chiedersi se il punto non è altro.
Forse le placche di amiloide sono l’obiettivo sbagliato?
Speriamo che la risposta a questa domanda arrivi il prima possibile.

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Alzheimer, farmaco, ricerca

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