7 milioni di italiani a rischi per le alluvioni, i dati di Legambiente

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In sette anni sono morte 145 persone. Il territorio italiano è fragile, e spesso è colpa dell’uomo

Le abbondanti piogge di fine estate hanno messo ancora una volta in risalto la fragilità del nostro territorio. Sono ben sette milioni gli italiani a rischio, come spiega Legambiente. Il 77% delle abitazioni sono costruite in zone ‘rosse’ e nel 31% dei casi vi si trovano interi quartieri, tenendo presente che ci sono anche il 51% degli impianti industriali e spesso sono nelle zone potenzialmente franose sono presenti scuole o ospedali.

“E’ una tragedia annunciata, quella di Livorno – racconta la presidente di Legambiente Rossella Muroni – ci sono 7 milioni di persone che vivono in aree a rischio e le nostre città sono sempre più esposte ai cambiamenti climatici. Gli amministratori dovrebbero dare più risposte, a cominciare da quelle che ci vengono chieste dalla Comunità europea. E’ necessario un nuovo approccio. Bisogna per esempio partire subito con i Piani di adattamento. E smetterla di intubare torrenti e alzare argini; quello che serve è anche una corretta pianificazione degli spazi verdi”.

In ben 126 comuni, dal 2010 al maggio 2017, si sono registrati impatti rilevanti con 242 fenomeni meteo che hanno provocato danni al territorio e causato impatti diretti e indiretti sulla salute dei cittadini.
Secondo i dati forniti dal Cnr sono oltre 145 le persone morte a causa di inondazioni e oltre 40mila quelle evacuate.

“Sembra assurdo doverne riparlare ogni volta che accade una disgrazia ma purtroppo ancora oggi manca una seria politica di riduzione del rischio – osserva Muroni – nonostante si sia cominciato a destinare risorse per far partire interventi prioritari di messa in sicurezza, l’avvio di una politica di prevenzione complessiva stenta a decollare”. Secondo la presidente di Legambiente questi temi “devono diventare centrali nella riflessione comune a tutti i livelli di governo del territorio, insieme con quello della prevenzione: occorre fermare il consumo di suolo, programmare azioni di adattamento ai mutamenti climatici e operare per la diffusione di una cultura di convivenza con il rischio”.

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