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Laddove c’era la mafia ora c’è lo sviluppo sostenibile

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Il film Muro Basso racconta la storia di beni confiscati alle mafie che alcuni ragazzi hanno trasformato in spazi reali di sviluppo sostenibile ed economia pulita

 

C’è il casolare Cascina Caccia, sequestrato alla famiglia ‘ndranghetista Belfiore a S.Sebastiano da Po (Torino), poi Villa Santa Barbara a San Pietro Vernotico in provincia di Brindisi, edificata dal cassiere della Sacra Corona Unita e l’Area Millepioppi a Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma, che era proprietà di un usuraio. Su questi beni confiscati alle mafie è nata un’economia pulita, portata avanti da ragazzi che credono nell’antimafia dei fatti e non delle parole, che riescono a coniugare percorsi di cambiamento e lotta alla criminalità.

Le loro storie sono raccontate da “Muro Basso” il film documentario di Enrico Masi e Stefano Migliore prodotto dalla Caucaso Factory. I ragazzi protagonisti del film lavorano la terra e allevano animali, ma soprattutto fanno rivivere luoghi simbolo attraverso scelte non sempre facili, ma di forza dirompente. Di più, il film propone di guardare al riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, come ad una proposta di sviluppo sostenibile, mettendo insieme decrescita e lotta alla mafia, economia e stili di vita alternativi a quelli dominanti, spesso al servizio dei più forti.

“Percorrendo un’Italia fatta da isole, in cui prende corpo e cresce l’impegno delle generazioni nuove – dicono gli autori appena usciti dal Dams di Bologna – ci sembra di vedere un piccolo Rinascimento, di essere testimoni di una rivoluzione lenta”. 

 

A Villa Santa Barbara si produce vino esportato in tutto il mondo e grano per la produzione dei celebri tarallini pugliesi. A Cascina Caccia si fanno miele e nocciole e percorsi educativi per le scuole. L’Area Millepioppi, in gestione al Parco Regionale dello Stirone, ospita un Centro di recupero e riabilitazione della fauna selvatica.  

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agricoltura, beni confiscati mafia, mafia, Muro Basso, vino

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